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Non festeggiamo una data o un documento: festeggiamo noi stessi come popolo!


Care concittadine e cari concittadini, cari ospiti e cari Luganesi,

liebe Mitbürgerinnen und Mitbürger, Gäste und Freunde der Schweiz,

chères concitoyennes et chers concitoyens, Suisses et amis de la Suisse,

benvenuti, bienvenus, willkommen in Lugano!

Due settimane fa, in Francia, la celebrazione della festa nazionale del 14 luglio ha dovuto essere protetta da

imponenti forze di polizia. Male, anche per noi, perché i valori di “liberté, égalité, fraternité” della

repubblica francese ispirano anche la nostra festa federale, specie in Ticino, cantone che più di tutti deve

alla Francia napoleonica il suo accesso a pieno titolo al livello di cantone sovrano nella Confederazione

svizzera nel 1803, 220 anni fa.

Teniamoceli cari questi valori universali, come ci teniamo caro il nostro 1. Agosto elvetico, celebrazione

simbolica e un po’ mitologica di un popolo che decide di unirsi per difendere la propria libertà e la propria

indipendenza. È un mito, ci ammoniscono gli storici, ma gli uomini hanno sempre bisogno di quei simboli

che danno ad ogni popolo la sua identità, e ai cittadini la coscienza del loro comune destino.

*

Quest’anno ricorre anche il 175.mo anniversario della Costituzione federale del 1848, che riportò la pace in

Svizzera dopo la guerra civile del Sonderbund e ci diede l’equilibrio che ancora oggi fa delle nostre

istituzioni le più solide, rispettate e invidiate al mondo, anche se spesso poco comprese.

Questa Costituzione venne approvata il 12 settembre del 1848, e recentemente il nostro Consiglio

Nazionale ha accolto una mozione che chiede di istituire un secondo giorno di festa nazionale, appunto il 12

settembre. Non credo che il Consiglio degli Stati, noto per la sua saggezza, seguirà questa proposta. Un

giorno di festa in più fa sempre piacere a tutti, ci mancherebbe, ma non credo che ne abbiamo davvero

bisogno.

Abbiamo invece bisogno di ricordarci – accanto al forte simbolo del giuramento di uomini fieri e liberi il 1.

agosto 1291 – anche del fortissimo segnale che ci manda la Costituzione del 1848, madre della Svizzera

moderna. Perché una Costituzione non è un pezzo di carta come un altro, ma è la regola suprema che un

popolo si dà liberamente per regolare i suoi rapporti interni e il suo funzionamento. E nel 1848 i nostri padri

scelsero non solo la riaffermazione della libertà e dell’indipendenza della Svizzera, ma anche il modo

rispettoso e democratico con cui gli Svizzeri vanno d’accordo fra di loro. E lo fece, dopo una guerra civile,

con grande magnanimità di chi l’aveva vinta e grande rispetto verso chi l’aveva persa.

*

Questo è il genio della Svizzera moderna, che troppe volte liquidiamo come banale spirito di compromesso.

Basta accendere ogni giorno il telegiornale per vedere che il mondo intero soffre e muore per la sua

incapacità di trovare delle soluzioni pacifiche, che rispettino le minoranze – e in primo luogo le minoranzelinguistiche e religiose – e che permettano agli uomini e alle donne, quali che siano le loro personali

convinzioni e identità, di vivere nella tolleranza, nel rispetto reciproco e nella comprensione.

Fra tutti i popoli che hanno seguito il motto della Rivoluzione francese, alcuni hanno privilegiato il concetto

di libertà, altri quello di eguaglianza. Ne sono nate nuove rivalità, fra sistemi che credono nelle libertà

individuali, a cominciare da quelle economiche, e sistemi che cercano di imporre l’uguaglianza, con le

buone se funziona e con le cattive se necessario. Rivalità che hanno condotto alla divisione del mondo in

due blocchi che rischiavano di scatenare la terza guerra mondiale, un pericolo che pensavamo suoperato

trent’anni fa e che purtroppo rivediamo di nuovo tragicamente vicino.

In questa storia forse solo la Svizzera ha privilegiato all’estremo il terzo elemento del motto rivoluzionario

francese, quello della “fraternité”, ovvero della fratellanza. Forti di una storia comune di settecento anni,

negli ultimi due secoli ci siamo davvero impegnati a costruire un paese basato sul rispetto, sull’inclusione,

sull’amicizia e sulla fratellanza.

*

Questa è la forza storica della Svizzera, e questo vogliamo celebrare oggi. Per questa ragione non ha senso

il tentativo di aggiungere una nuova data per una seconda festa federale. Non ha senso perché il 1. Agosto

non celebriamo una data o un ricordo polveroso, non celebriamo degli uomini vissuti sette secoli fa, non

celebriamo un documento firmato sul praticello del Grütli.

In verità, il 1. agosto festeggiamo NOI STESSI, come popolo, come unità di forze, diverse ma unite in una

medesima identità. Sappiamo quanto dobbiamo agli uomini che il 12 settembre 1848 votarono la

costituzione della Svizzera moderna. Ma sappiamo che questa costituzione è solo l’espressione del

medesimo popolo nel medesimo spirito di unione e di fratellanza.

“Liberi e Svizzeri”, proclama il nostro piccolo obelisco luganese in Piazza indipendenza, ricordando un

momento storico in cui dovemmo perfino opporci all’irruenza dei Cisalpini che volevano imporci con le armi

il sistema francese. Non ne avevamo bisogno: avevamo capito da soli l’importanza di quei valori

rivoluzionari, ma avevamo capito che la nostra via, quella della fratellanza, della tolleranza e del rispetto

per le minoranze era la migliore per raggiungere quegli obiettivi.

*

Oggi a noi tutti, a ciascuno di noi presente su questa piazza, tocca un compito molto importante: essere

degni dei nostri padri che hanno costruito questa Confederazione, essere capaci di affrontare con lo stesso

spirito le sfide del nuovo mondo in cui siamo immersi: scontri militari e guerre economiche con milioni di

vittime, cambiamenti climatici e dolorose migrazioni di massa, odio e rancore che si diffondono fra gli

uomini.

A tutte queste nuove minacce noi, cittadini svizzeri, dobbiamo essere capaci di rispondere come i nostri

padri: non lasciamoci prendere dall’angoscia e dall’egoismo individualista, ma restiamo sereni e uniti,

pronti a giocare la carta che solo la Svizzera ha scelto come sua priorità politica da secoli: quella dell’unità e

della fratellanza che supera le diversità. Festeggiamo con gioia noi stessi, il nostro popolo, la nostra unità.

Viva Lugano, viva il Ticino, viva la Svizzera e viva la fratellanza!


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